Entrando nei sotterranei dove venivano imprigionate migliaia di donne e uomini la guida fa notare che oggi non si cammina sui mattoni originali ma bensì su 10 centimetri di sedimento. Letteralmente due secoli di sangue, feci, vomito e brandelli di carne. Da lì è cominciata una visita terrificante alle quale ero arrivato poco preparato. Respirare a fatica nelle caldissime celle di isolamento dove si lasciava morire di fame e sete chi osava ribellarsi. Sostare sotto al sole nei piazzali in cui gli ufficiali selezionavano le donne da stuprare, toccare i muri delle stanze in cui venivano lavate e salire nelle camere dove venivano portate. Affacciarsi dalla ‘Porta del Non Ritorno’, un pertugio nel muro dal quale si accedeva alle navi, impossibile da attraversare per la quasi totalità dei visitatori tanto era stretto. Scoprire quanto le gravidanze fossero frequenti e tragiche, e come i neonati venissero sistematicamente sottratti alle madri, o peggio, se identificate come incinte durante il viaggio, le donne venissero direttamente gettate a mare.
Da oggi il “Congresso delle Famiglie” giocherà molto con le parole (e con le nostre vite), nascondendosi dietro famiglia, amore e vita, quando in realtà sta organizzando la mera difesa del proprio potere e del proprio privilegio. Il privilegio di essere maschi, il privilegio di essere eterosessuali cis-gender e il secolare privilegio di essere bianchi. Per questo in tante e tanti saremo in piazza per far vivere la Verona dell’autoderminazione. E già li sento i commentatori immancabili, rimproverare il movimento della qualunque: sostenendo che parlare di famiglie è comunque fare il gioco loro, che parlare apertamente di sesso e libertà è controproducente, che trasformarlo in un Pride è fuoriluogo, che usare vernici lavabili o fare disobbedienza civile non violenta è un autogol, che nominare troppo certi partecipanti non serve a niente se non a dargli la visibilità. Insomma come la fai la fai, la sbagli. E invece è proprio il contrario. L’unico modo per non sbagliare è esserci. Perché il passaggio successivo allo svelamento del privilegio è fare qualcosa al riguardo. 29.03.2019 Luca *Obrooni in Akan significa straniero, letteralmente tradotto come “coloro che vengono dall’altro lato dell’orizzonte”. È tradotto informalmente come bianco, “bianchi”.
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Conigli bianchiFuori dalla tana, cercando di capire cos'è un blog. archivio
November 2022
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